lunedì 5 settembre 2011

To Be A Lord











trieste. sveglia incredibilmente mattutina, colazione con i muffin cucinati secondo la ricetta "l'abito non fa il monaco" (del giorno prima) e attesa di due ore abbondanti davanti un edificio grigio e spazioso. 
no, non è l'abito del monaco ad essere del giorno prima. 
aspetto che l'esaminanda varchi la soglia e poi mi giro: ho davanti a me ho tre ore, una città e quattro euro in tasca, non miei.
monaco finto peraltro.
comincerò dal caffè, e perchè no, farò il gran signore. mi avvio placido e tranquillo verso C****a, una zona tranquilla e affascinante (e l'unica che sapevo raggiungere a colpo sicuro) vicino alle rive. con le mani in tasca, osservo le persone che passano, poi sposto lo sguardo alle architetture dei palazzi che mi circondano, ritorno alle persone. svolto l'angolo ed entro in un'edicola. per fare il gran signore. cosa acquistare? quale testata giornalistica sfoggiare durante la mia mattinata? una volta, Boris Lametta disse che "pesante è affidabile. se non spara, tu puoi sempre usare per colpire". mi faccio affascinare da questa perla di saggezza russa dal sapore kgb e mi decido per il corriere.
"buongiorno. mi fa quattro etti di Corriere della sera, grazie."
"ho fatto anche l'inserto economia, lascio?"
"lasci pure, ho parenti a pranzo, non va mai male."
"sono 1,20€" dice mentre mi protende le mie 86 pagine. però, gran rapporto quantità/prezzo.
faccio sette passi oltre l'edicola e mi ritrovo seduto ad un tavolino di un bar. non mi affascina più di tanto, ma è asciutto e riparato. così adagiato, apro il giornale con gesti teatrali da attore consumato quale non sono, facendo bene attenzione ad attirare l'attenzione di tutti col tipico suono che fa la carta stampata appena aperta. meraviglioso. proprio in quella si presenta la cameriera e ordino un decaffeinato macchiato. preciso, particolare, elegante. da signore.
mi butto a capofitto nella lettura: inizio da Alberoni, con faccia critica, e faccio in tempo a leggere anche Giannelli, prima che arrivi il caffè. bello, raffinato, illy. 
spiego bene il giornale sulle gambe e mi appresto a leggere un articolo sul ritorno in patria da eroe di DSK (che credevo fosse il nuovo modello della mercedes), mentre contemporaneamente zucchero il caffè. 
guardo il giornale, poi il caffè. poi il giornale. poi il tavolino troppo lontano per sorseggiare il caffè e leggere il giornale allo stesso tempo. "vabbè, lo terrò in mano mentre leggo questo interessantissimo articolo". sto per prendere in mano la tazzina quando mi sovviene che in quel momento ero un gran signore, e quindi come esimermi dal prendere il piattino tra l'indice e il pollice e mescolare con aristocratica precisione la bevanda scura. 
dopo qualche secondo lo zucchero sembra essersi ragionevolmente sciolto e mi appresto a portare il cucchiaino alla bocca, per saggiarne il gusto. le mie labbra non fanno in tempo a scottarsi che sulla mia unica e bianca maglietta si materializza una macchia di caffè delle dimensioni della Groenlandia. 
bianca. nessun altro ricambio.
due ore e quarantanove minuti in centro a T*****e, con il faro di alessandria formato miscela arabica sulla maglietta, a monito della presenza di un idiota.
giusto.
karma rulez.























Nessun commento:

Posta un commento