mercoledì 30 novembre 2011

Fuck Off Anniversary













non vi ho mai chiesto di sapermi dire giorno mese anno della rivoluzione francese ne della scoperta dell'america; non mi interessa se la rivoluzione d'ottobre è stata di giovedì o di sabato. la prima bibbia stampata da gutemberg? la prima esecuzione della nona sinfonia di ludwig van beethoven? la morte di cesare piuttosto che quella di alessandro magno o di marylin monroe. o di elvis, se preferite gli obesi. no, nulla di tutto questo vi ho mai chiesto. quello che pretendevo era una cosa più importante: una data ben precisa. una. cazzo. un solo paio d'auguri da parte di una pseudo sconosciuta su facebook.
mai peggio. 



la scozia, assieme a russia, sicilia, grecia, romania, malta, prussia, amalfi, sarzana, empoli e tutti i marinai, i pescatori, i cantanti e i passaggi a livello non vi ringraziano nemmeno quest'anno. 













si lo so, ho le dita corte, e allora?

domenica 27 novembre 2011

Cousine & Arts













nel sesso, come in cucina, ci vuole fantasia.








sperma ma con spunto.
il venticinque gennaio millenovecentoventritre, un insospettabili critico cinematografico* definisce il manifesto delle sette arti. ci imbastisce una motivazione pseudostorica e decide che dopo architettura e musica vengono pittura e scultura, propaggini dell'architettura, mentre poesia e danza per la squadra della musica. in maniera neutrale poi, ci poggia tranquillamente una settima e ultima arte: il cinema
l'ottava è discussa. tre i concorrenti, ma radio-televisione e videogame non possono che guardare col solo binocolo il fumetto, giustamente asceso. 
inutili le voci che lo spacciano per nona. 
ma noi, appunto, a nove si vuole arrivare - oltre che un amico citare e uno spunto dare - e quindi ora pongo la domanda.

è la cucina, con la sua tradizionale nouvelle macrobiotica etnica vegetariana ipocalirica poliedricità, la nona arte? 


ai post l'ardua sentenza. 









*ricciotto canudo, critico cinematografico nel 1923. 
grazie al pene, due film girati. 

sabato 19 novembre 2011

attacchi di hipsteria di massa









il negroni che guardavi dall'alto e mescolavi







occhiali grandi come la mia televisione a tubo catodico, giacche che sembrano appena estratte da un fumetto di corto maltese, camicie riesumate da angoli nascosti degli armadi, nascosti proprio perchè portatori di imbarazzo. snickers usurate e sporche, nella misura in cui tale usura e tale sporcizia assomigliano all'ideale di sporcizia e usura che rendono interessanti; sciarpe contestabili, cappellini che solo cinque anni fa non sarebbero usciti dal vostro armadio, figuriamoci farci una serata. rimorchiando. 
ne ha parlato il Times, ne ha parlato la Repubblica. la sensibilità umana snob, la decadenza, "una malinconia che male si intonava coi tuoi leggings fluorescenti". c'est l'hipster. 
da bravo ignorante quale mi spaccio, ho deciso di non giudicarli dalle apparenze, ma di cercare di conoscerli per davvero, di leggere qualcosa su di loro, di chiedere, di scoprire cosa vuole dire veramente essere hipster. ho fatto l'unica cosa che si poteva fare. wikipedia.it. scopro con mia grande sorpresa, e son sincero,  che nessuno ha inventato niente, ma che l'hipster, quello vero originale, è nientepopodimenoche una figura culturale degli anni 40'. bianchi appassionati di bebop. col secondo dopoguerra poi, il loro pensiero di è evoluto, sviluppando un vero e proprio movimento culturale. Così movimento culturale da interagire con quelli che allora erano i movimenti alla ribalta, like la beat generation. esempi? Kerouac li considerava anime erranti portatrici di una speciale spiritualità. si Jack, quello di On The Road. Mailer invece, nel suo saggio del 1967 intitolato Il Bianco Negro, ne da la prima vera definizione. Gli hipster erano esistenzialisti americani, che vivevano la loro vita circondati dalla morte - annientati dalla guerra atomica o strangolati dal conformismo sociale - e che decidevano di «divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell’io».
si Norman. Norman Mailer. massì dai, Mailer! quello di quel libro...com'è che si chiamava...aspetta, l'ho riletto ieri... 
voglio soffermarmi ancora un istante per un'ultimo sguardo, per dare una forma più completa a questa figura sfuggente, e per fare questo userò le parole di Frank Tirro, datate millenovecentosettantasette. 
Per l’hipster, Charlie Parker era il modello di riferimento. L’hipster è un uomo sotterraneo, è durante la seconda guerra mondiale ciò che il dadaismo è stato per la prima. È amorale, anarchico, gentile e civilizzato al punto da essere decadente. Si trova sempre dieci passi avanti rispetto agli altri grazie alla sua coscienza. Conosce l’ipocrisia della burocrazia e l’odio implicito nelle religioni, quindi che valori gli restano a parte attraversare l’esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e mostrandosi cool? Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e la trova nel jazz.
Frank, Frank Tirro...dai, l'amico di Mailer...




ora: cosa centrano Charlie Parker, il dadaismo e la spiritualità con questo?




dopo banali riflessioni, mi accorgo che è semplicemente l'ennesima maniera per uniformarsi, per un motivo o per un altro. che io stesso, per quanto nella mia molteplicità e col rifiuto di tale etichetta, io stesso sono il primo a uniformarmi. forse sono addirittura un pò hipster. col rifiuto di tutto quello che è pop(olare), con un gusto per il vintage e il retrò spuntato dal nulla, la presa di posizione pro vinile nell'eterna lotta culturale sui supporti musicali. la fotografia, analogica più per mancanza di soldi che altro, i film sconosciuti ai più, i fumetti underground.
mi vesto persino come un coglione.
sono decisamente hipster.
mapporcaputt.








ah, e comunque, l'indie fa cagare. qualunque cosa sia. 


[tutto il corsivo che vi si trova è opera altrui. I Cani. fatevene una ragione. ]

martedì 8 novembre 2011

novel by a true story





è un pò di tempo che non lo vedo. è un pò anche che non lo sento, così, messi da parte i timori di disturbarlo nel bel mezzo di un coito, afferro la cornetta.

"wè Fernandez  del mio cazzo!!"
risata fragorosa. "fernandez?!!?!? chi cazzo è? comunque chiedo venia, sono senza soldi da tipo tre giorni"

prevedibile. strano comunque non aver ricevuto nessun suo Short Message Service dal telefono del fratello più piccino.

"sei rientrato?"
"venti minuti sono fuori casa tua."

i suoi venti minuti si sa, corrispondono a 45, in pollici però, lui il sistema metrico decimale non lo conosce.
"fritto misto, pranzi qua?"
"ringrazio, ma devo fare il bravo fino a febbraio. dottore, colesterolo, polistirolo, analisi." 

parole confuse, ma colgo pienamente il senso; dovrò fumare solo. 

"ieri ero a T.....o, dopo ti racconto"
"oh, ieri sera è stato uno sballo, devo raccontarti anche io."

così lo sto aspettando, cercando di "chiudere" un qualcosa di troppo grande per me soltanto. quindi rendez vous.


[pausa per creare la suspance]



suona, è in compagnia. è il ricciolino nano, ottavo di sette fratelli, e gli vogliamo bene proprio per questo. mi raccontano le loro vicissitudini, il peregrinare folle che uno dei due ( IO, ndr.) ha compiuto negli ultimi tre giorni. F.....a, T.....o, P....a; poi se ne esce con quella che mi è sembrata una battuta: " ci sono tariffe vantaggiose per gli Eurostar!!" già, ma io non li pago i treni. 
l'altro mi informa che si sposterà altrove per studiare. santa emancipazione.
così ci accordiamo per un remake domani, ho un'altra avventura (chiaramente non di quelle che coinvolgono lenzuola/letti/corpi/precauzioni, per questo ho la mia Musa, ndr.).
li lascio con la promessa che farò il bravo e che non mi avvicinerò al magnifico Jah.



ma sappiamo tutti e due e mezzo che non sarà così.





nota postuma a fondo pagina: col cazzo, stavolta non ero in ritardo.
seconda nota postuma a fondo pagina: nessuno crede più a queste stronzate da bravi educati cristiani "nono, non posso buttare via questo pomeriggio, la userò stasera...". abusata tanto quanto il "nono devo studiare".
ragà, fatevi delle vite e siate sinceri: fumare e studiare è possibile. in ordine contrario e contenendosi, ma è possibile.

sabato 5 novembre 2011

41 degrees of happiness



è arrivato l'inverno. senza autunno. in tanti lo speravano, stufi e stanchi del caldo clima estivo perdurato fino a novembre. non certo io che latito da diverso tempo [causa letargo, ndr.] e non ho volutosaputotrovato un attimo per scrivere due righe. IO è meglio.
e come spunto riflessivo non posso che seguire la sua scia, la sua vena artistica spiccatamente VERITiera. in vino VERITas.
e se lui ha citato Baudelaire per questa celebre frase io non posso essere da meno, rispondendo in modo analogo. cambia solo la sostanza, non quella della parole, beninteso.

"Ma nel caso del Mangiatore d'oppio, non c'è crimine, c'è solo debolezza, e, in più, una debolezza così facile da giustificare!" 

come dargli torto, e soprattutto, perchè giustificarla?
tanto che ieri sera, mentre DJ Cugi spaccava i culi, mi è stato detto che non si è uomini se non si ha almeno un vizio. magari cento, o mille, aggiungo io. così ho seguito il consiglio e mi sono dato ai vizi, sicuro di trovare un po' di pace ai miei tormenti. le cose più buone sono quelle che fanno più male, nonostante Genova, su questo non ci piove. 
41° di tisana all'etanolo, cure palliative e ce l'ho fatta. ho lenito le mie ferite, le mie angosce.













finché non ho vomitato l'anima. ore 4:07








nota di fondo: non ero in grado di fare una foto al vomito, accontentatevi.