giovedì 22 dicembre 2011

Il Topo Michele













Stanley Kubric e i charlie lo avevano capito molti anni fa.



      

           

     



  
   
























lunedì 19 dicembre 2011

Tits,Zitzen,Tetas... in other words: TETTE.



Il modo più facile per far passare un messaggio sono le tette.

Mostrate delle tette e sicuramente l'attenzione del vostro interlocutore sarà alle stelle:






Volete parlare del surriscaldamento globale?
Tette.

Volete spiegare un programma politico?
Tette.

Volete pubblicizzare la vostra azienda?
Tette.
(Zanatta vetro lo ha capito ormai da tempo. La maggior parte di voi ha sicuramente trovato risposte alle domande indecenti dell'infanzia e soddisfatto i pruriti della prima adolescenza grazie a questa geniale pubblicità da prima serata)

Volete che si parli di voi?
Tette.

Notare bene: le tette non attirano soltanto l'attenzione maschile, anche le donne sono assai propense ad osservare criticamente i seni più o meno prosperosi che vengono proposti ai loro occhi. 

Le domande saranno:
Sono finte? (Sì, sicuramente lo sono)
Perché sono così sode? (Perché sono finte)
Perché sono così grandi? ( Perché sono finte)
Perché le mie non sono così? (Perché le tue non sono finte, oppure il tuo chirurgo plastico fa schifo)

Per entrambi i sessi la risposta comportamentale sarà la stessa: cercare un bagno.

Inutile dire cosa farà un uomo, una volta raggiunto "il posticino privato" ( che può anche essere un cesso imbrattato di una stazione malfamata ).

La donna invece darà una sbirciatina al suo armamentario, sistemerà il reggiseno, magari lo riempirà con un po' di carta igienica.

Ormai le tette non sono più roba da donna comunque.

O comunque non sono roba caratteristica della donna. 

Guardate LUI
( Non è un transessuale ragazzi, e sì, dovete farvi qualche domanda sulle vostre tendenze sessuali).






Non sono nemmeno roba solo umana, la frutta è splendidamente rappresentativa.









Musa.

venerdì 16 dicembre 2011

strictly commercial


salgo in auto.


saluti di rito, il racconto della mini vacanza itinerante,con tanto di transessuale "conosciuto" in una discoteca mi regala immense emozioni. e brividi.
sostiamo in divieto ad attendere il terzo. giunge e partiamo.

il vetro dell'auto è sporco, addirittura unto.
ma il guidatore continua a sostenere che ci vede benissimo. dice che è più preoccupato per le gomme, che non tengono sul bagnato. gli spieghiamo che in realtà più son morbide e più tengono, ma non vuole ammettere di aver detto una cazzata.

quello che non guida mi chiede del blog.

"come sta andando?"
"mmm, cazzo, è lì, ma ci crediamo!"
"NO, DEVI INDICIZZARLO, e postare un post al giorno!"

ora, QUA, lo prometto, ci impegneremo di più. anche perchè è il suo lavoro, ne saprà più di me.



ma si sa, nel terzo millennio la PUBBLICITA' è quella che conta.







e se lui dovesse vendere intimo avrebbe già un piede dentro la porta.



della galera





thanks for the discomfort



tutti comincia con un disagio;

sciopero del personale FS, non che di solito si spacchino la schiena, mio padre (dipendente) non me ne abbia a male ma è la satira. 
un'ora in stazione, a guardare smarrito e impaurito il tabellone di arrivi e partenze. come un cucciolotto. 
decido di atteggiarmi per un attimo da macchinista, e mi affaccio all'ufficio del dirigente movimento chiedendo con aria estremamente professionale: "il 2460 corre regolare?" 

no, nemmeno quello c'è. rientro a casa con le orecchie basse, mangio e dormo tutto il pomeriggio.

tutto è bene quel che finisce (bene), come la fiducia in trenitalia.

martedì 13 dicembre 2011

Santa Sucks.


Sul perché Santa Lucia è meglio di Babbo Natale:


Babbo Natale è obeso, un cattivo esempio, Santa Lucia no.

Babbo Natale è pacchiano, Santa Lucia no.

Babbo Natale è un ricco imprenditore che sfrutta la manodopera a basso costo e maltratta gli animali, Santa Lucia no.
( l'asinello è il suo "cane guida" e noi bambini lo ricompensiamo lasciando carote e fieno alla nostra finestra, insieme ai biscotti per la nostra beniamina )

Santa Lucia non può vedere le nostre malefatte e ci vuole bene comunque, Babbo Natale tiene una lista dei buoni e dei cattivi.

Santa Lucia cade in un giorno feriale quindi:
    ti rallegra decisamente la giornata.
    non ti costringe a passare ore a tavola con i parenti a rimpinzarti come un'oca. 
    è una lavoratrice, Babbo Natale un fannullone.

Santa Lucia porta regali utili, non ciofeghe come Babbo Natale.

Santa Lucia è vestita di stracci, non di una casacca rossa dai bottoni d'oro e stivali lucidi ai piedi come Babbo Natale. 
Ciò la rende irrimediabilmente più simpatica.




E poi Santa Lucia è una donna.


Santa Lucia, grazie.
Ti Voglio Bene.

Musa.

lunedì 12 dicembre 2011

Goldoni. Not Carlo*








39 preservativi e non sentirli.

un grazie sentito alla giornata mondiale per la prevenzione dell'AIDS.
grazie anche a voi, studenti di medicina che li regalavate.






"il sesso è peccato. farlo male"

- roberto freak antoni -

























* it's a joke about the surname of the famous playwright and librettist Carlo Goldoni; Goldoni in italian means condom.

sabato 10 dicembre 2011

Goodbyes









Un addio è necessario prima che ci si possa ritrovare.

Richard Bach    











venerdì 9 dicembre 2011

the killer smile




frenata. fischio degli pneumatici sull'asfalto e odore di gomma bruciata.
non è andata così, era per la suspance.

     ricomincio.

lo vedo, frenata blanda, quasi dolce. faccio scendere il finestrino lato passeggero e mormoro: "tajut?"
un ni, appena appena sussurrato. poi capisco.



"anche Giuda, in fondo,era circondato da persone stupende, eppure non era uno stinco di santo."
Solo Francesca era circondata da compagni come lei, Giusva non me ne abbia per il termine;



ma ragazzi, un briciolo d'educazione non ha mai ucciso nessuno. e Giusva non era in carcere per un saluto.


MICA SERVIVA IL SUO(*) SORRISO!



*suo di lui, personaggio ritratto in foto.

lunedì 5 dicembre 2011

better late than never





latitando. e aspettando un ritorno MEMORABILE.

o più semplicemente sommerso da impegni, dal fare cose, dal vedere persone. dal vedere amici che non vedevo da tanto, come QUELLO che defeca nelle aiuole della Milano2 per bene.

affogato in cocktail grandi come bacinelle. e nemmeno poco forti.

a "cercare" di somministrare una buona dose di Tavernello a chi spettava di diritto.

cercando di mangiare di tanto in tanto un gelato a Verona, il mese di novembre e con seigradisottozero.

e poi il professore del liceo, le ciliegie, la separazione, il socialismo, le cene con gli amici.

IL colloquio di lavoro, unico nel suo genere, unico su venti curriculum.

le cene con gli amici.

e le cene con gli amici.




ma più di tutto le amiche che si intrufolano di soppiatto a casa loro, che dal nostro arrivo si è trasformata in un magazzino, nel bel mezzo della notte, mentre tu sei lì duro a giocare al solitario. COMPLETAMENTE SBRONZE. barcollanti. con la parte del cervello deputata a registrare gli avvenimenti messa fuori uso dall'alcool.

stop.



Scoperte della settimana:

  • il peso immane della rete antigrandine, ma pur sempre minore del peso di vivere. (Vasco non me ne abbia a male, ndr.)
  • navi da crociera immense dirottate verso porti poi non così distanti dalla loro reale destinazione
  • winky winky wawa
  • la situazione finanziaria dei comuni italiani
  • Walter Szczerbiak
  • il lasso di tempo tra questo e il mio penultimo post. vergognoso. perdonatemi, e perdonami anche tu, IO.

sabato 3 dicembre 2011

Old Fogey















la risposta alla prima ovvia domande è no, non è un santone indiano. anche se ci va vicino.
la risposta alla seconda domanda è si, avete già visto da qualche parte l'hippie dall'imbarazzante barba della seconda foto. è george harris. 
la risposta alla terza domanda è sitar, nome di "quel coso che il tipo tiene sulle gambe".
la risposta alla quarta e ultima domanda è Ravi Shankar
la domanda naturalmente era "chi cazzo è questo vecchio?"

questo vecchio - del quale potete apprezzare l'invecchiamento in queste tre altrui fotografie - non è un tizio qualunque, ma bensì il miglior musicista vivente. o almeno così dice l'UNESCO. Lui è semplicemente la divinità del sitar, lo strumento di musica classica indiana per eccellenza (per noi ignoranti europei). la sua aura di misticismo e la velocità con la quale le sue dita si muovo sulle corde, hanno persino spinto i beatles ad un pellegrinaggio nella sua lontana india, non tanto per ripristinare un protettorato inglese, quanto per farsi infondere la musica indostana. inutilmente.
novantunenne oramai, ha lasciato le redini alle due figlie. la prima si chiama Anoushka Shankar e continua a portare il sitar in giro per il mondo.
la seconda, la più grande, si chiama Norah Jones.
si. quella Norah Jones.














nella prossima puntata di "musicisti impresentabili": lui

mercoledì 30 novembre 2011

Fuck Off Anniversary













non vi ho mai chiesto di sapermi dire giorno mese anno della rivoluzione francese ne della scoperta dell'america; non mi interessa se la rivoluzione d'ottobre è stata di giovedì o di sabato. la prima bibbia stampata da gutemberg? la prima esecuzione della nona sinfonia di ludwig van beethoven? la morte di cesare piuttosto che quella di alessandro magno o di marylin monroe. o di elvis, se preferite gli obesi. no, nulla di tutto questo vi ho mai chiesto. quello che pretendevo era una cosa più importante: una data ben precisa. una. cazzo. un solo paio d'auguri da parte di una pseudo sconosciuta su facebook.
mai peggio. 



la scozia, assieme a russia, sicilia, grecia, romania, malta, prussia, amalfi, sarzana, empoli e tutti i marinai, i pescatori, i cantanti e i passaggi a livello non vi ringraziano nemmeno quest'anno. 













si lo so, ho le dita corte, e allora?

domenica 27 novembre 2011

Cousine & Arts













nel sesso, come in cucina, ci vuole fantasia.








sperma ma con spunto.
il venticinque gennaio millenovecentoventritre, un insospettabili critico cinematografico* definisce il manifesto delle sette arti. ci imbastisce una motivazione pseudostorica e decide che dopo architettura e musica vengono pittura e scultura, propaggini dell'architettura, mentre poesia e danza per la squadra della musica. in maniera neutrale poi, ci poggia tranquillamente una settima e ultima arte: il cinema
l'ottava è discussa. tre i concorrenti, ma radio-televisione e videogame non possono che guardare col solo binocolo il fumetto, giustamente asceso. 
inutili le voci che lo spacciano per nona. 
ma noi, appunto, a nove si vuole arrivare - oltre che un amico citare e uno spunto dare - e quindi ora pongo la domanda.

è la cucina, con la sua tradizionale nouvelle macrobiotica etnica vegetariana ipocalirica poliedricità, la nona arte? 


ai post l'ardua sentenza. 









*ricciotto canudo, critico cinematografico nel 1923. 
grazie al pene, due film girati. 

sabato 19 novembre 2011

attacchi di hipsteria di massa









il negroni che guardavi dall'alto e mescolavi







occhiali grandi come la mia televisione a tubo catodico, giacche che sembrano appena estratte da un fumetto di corto maltese, camicie riesumate da angoli nascosti degli armadi, nascosti proprio perchè portatori di imbarazzo. snickers usurate e sporche, nella misura in cui tale usura e tale sporcizia assomigliano all'ideale di sporcizia e usura che rendono interessanti; sciarpe contestabili, cappellini che solo cinque anni fa non sarebbero usciti dal vostro armadio, figuriamoci farci una serata. rimorchiando. 
ne ha parlato il Times, ne ha parlato la Repubblica. la sensibilità umana snob, la decadenza, "una malinconia che male si intonava coi tuoi leggings fluorescenti". c'est l'hipster. 
da bravo ignorante quale mi spaccio, ho deciso di non giudicarli dalle apparenze, ma di cercare di conoscerli per davvero, di leggere qualcosa su di loro, di chiedere, di scoprire cosa vuole dire veramente essere hipster. ho fatto l'unica cosa che si poteva fare. wikipedia.it. scopro con mia grande sorpresa, e son sincero,  che nessuno ha inventato niente, ma che l'hipster, quello vero originale, è nientepopodimenoche una figura culturale degli anni 40'. bianchi appassionati di bebop. col secondo dopoguerra poi, il loro pensiero di è evoluto, sviluppando un vero e proprio movimento culturale. Così movimento culturale da interagire con quelli che allora erano i movimenti alla ribalta, like la beat generation. esempi? Kerouac li considerava anime erranti portatrici di una speciale spiritualità. si Jack, quello di On The Road. Mailer invece, nel suo saggio del 1967 intitolato Il Bianco Negro, ne da la prima vera definizione. Gli hipster erano esistenzialisti americani, che vivevano la loro vita circondati dalla morte - annientati dalla guerra atomica o strangolati dal conformismo sociale - e che decidevano di «divorziare dalla società, vivere senza radici e intraprendere un misterioso viaggio negli eversivi imperativi dell’io».
si Norman. Norman Mailer. massì dai, Mailer! quello di quel libro...com'è che si chiamava...aspetta, l'ho riletto ieri... 
voglio soffermarmi ancora un istante per un'ultimo sguardo, per dare una forma più completa a questa figura sfuggente, e per fare questo userò le parole di Frank Tirro, datate millenovecentosettantasette. 
Per l’hipster, Charlie Parker era il modello di riferimento. L’hipster è un uomo sotterraneo, è durante la seconda guerra mondiale ciò che il dadaismo è stato per la prima. È amorale, anarchico, gentile e civilizzato al punto da essere decadente. Si trova sempre dieci passi avanti rispetto agli altri grazie alla sua coscienza. Conosce l’ipocrisia della burocrazia e l’odio implicito nelle religioni, quindi che valori gli restano a parte attraversare l’esistenza evitando il dolore, controllando le emozioni e mostrandosi cool? Egli cerca qualcosa che trascenda tutte queste sciocchezze e la trova nel jazz.
Frank, Frank Tirro...dai, l'amico di Mailer...




ora: cosa centrano Charlie Parker, il dadaismo e la spiritualità con questo?




dopo banali riflessioni, mi accorgo che è semplicemente l'ennesima maniera per uniformarsi, per un motivo o per un altro. che io stesso, per quanto nella mia molteplicità e col rifiuto di tale etichetta, io stesso sono il primo a uniformarmi. forse sono addirittura un pò hipster. col rifiuto di tutto quello che è pop(olare), con un gusto per il vintage e il retrò spuntato dal nulla, la presa di posizione pro vinile nell'eterna lotta culturale sui supporti musicali. la fotografia, analogica più per mancanza di soldi che altro, i film sconosciuti ai più, i fumetti underground.
mi vesto persino come un coglione.
sono decisamente hipster.
mapporcaputt.








ah, e comunque, l'indie fa cagare. qualunque cosa sia. 


[tutto il corsivo che vi si trova è opera altrui. I Cani. fatevene una ragione. ]

martedì 8 novembre 2011

novel by a true story





è un pò di tempo che non lo vedo. è un pò anche che non lo sento, così, messi da parte i timori di disturbarlo nel bel mezzo di un coito, afferro la cornetta.

"wè Fernandez  del mio cazzo!!"
risata fragorosa. "fernandez?!!?!? chi cazzo è? comunque chiedo venia, sono senza soldi da tipo tre giorni"

prevedibile. strano comunque non aver ricevuto nessun suo Short Message Service dal telefono del fratello più piccino.

"sei rientrato?"
"venti minuti sono fuori casa tua."

i suoi venti minuti si sa, corrispondono a 45, in pollici però, lui il sistema metrico decimale non lo conosce.
"fritto misto, pranzi qua?"
"ringrazio, ma devo fare il bravo fino a febbraio. dottore, colesterolo, polistirolo, analisi." 

parole confuse, ma colgo pienamente il senso; dovrò fumare solo. 

"ieri ero a T.....o, dopo ti racconto"
"oh, ieri sera è stato uno sballo, devo raccontarti anche io."

così lo sto aspettando, cercando di "chiudere" un qualcosa di troppo grande per me soltanto. quindi rendez vous.


[pausa per creare la suspance]



suona, è in compagnia. è il ricciolino nano, ottavo di sette fratelli, e gli vogliamo bene proprio per questo. mi raccontano le loro vicissitudini, il peregrinare folle che uno dei due ( IO, ndr.) ha compiuto negli ultimi tre giorni. F.....a, T.....o, P....a; poi se ne esce con quella che mi è sembrata una battuta: " ci sono tariffe vantaggiose per gli Eurostar!!" già, ma io non li pago i treni. 
l'altro mi informa che si sposterà altrove per studiare. santa emancipazione.
così ci accordiamo per un remake domani, ho un'altra avventura (chiaramente non di quelle che coinvolgono lenzuola/letti/corpi/precauzioni, per questo ho la mia Musa, ndr.).
li lascio con la promessa che farò il bravo e che non mi avvicinerò al magnifico Jah.



ma sappiamo tutti e due e mezzo che non sarà così.





nota postuma a fondo pagina: col cazzo, stavolta non ero in ritardo.
seconda nota postuma a fondo pagina: nessuno crede più a queste stronzate da bravi educati cristiani "nono, non posso buttare via questo pomeriggio, la userò stasera...". abusata tanto quanto il "nono devo studiare".
ragà, fatevi delle vite e siate sinceri: fumare e studiare è possibile. in ordine contrario e contenendosi, ma è possibile.

sabato 5 novembre 2011

41 degrees of happiness



è arrivato l'inverno. senza autunno. in tanti lo speravano, stufi e stanchi del caldo clima estivo perdurato fino a novembre. non certo io che latito da diverso tempo [causa letargo, ndr.] e non ho volutosaputotrovato un attimo per scrivere due righe. IO è meglio.
e come spunto riflessivo non posso che seguire la sua scia, la sua vena artistica spiccatamente VERITiera. in vino VERITas.
e se lui ha citato Baudelaire per questa celebre frase io non posso essere da meno, rispondendo in modo analogo. cambia solo la sostanza, non quella della parole, beninteso.

"Ma nel caso del Mangiatore d'oppio, non c'è crimine, c'è solo debolezza, e, in più, una debolezza così facile da giustificare!" 

come dargli torto, e soprattutto, perchè giustificarla?
tanto che ieri sera, mentre DJ Cugi spaccava i culi, mi è stato detto che non si è uomini se non si ha almeno un vizio. magari cento, o mille, aggiungo io. così ho seguito il consiglio e mi sono dato ai vizi, sicuro di trovare un po' di pace ai miei tormenti. le cose più buone sono quelle che fanno più male, nonostante Genova, su questo non ci piove. 
41° di tisana all'etanolo, cure palliative e ce l'ho fatta. ho lenito le mie ferite, le mie angosce.













finché non ho vomitato l'anima. ore 4:07








nota di fondo: non ero in grado di fare una foto al vomito, accontentatevi.

domenica 30 ottobre 2011

In Vino Veritas









perchè mi vieni a dire
che hai la sbronza mistica?
io che sono agnostico
c'ho la balla laica. 





alcool. ed eccessi. 
Per Orazio, il poeta latino, il vino scopre le cose nascoste, la nostra vera natura. Teognide scrive che... ma si dai, Teognide, il poeta greco... quello alto, ricciolino, un pò effeminato... quello che era in classe con il Renzi... no? vabbè, dicevo, lui saggiamente sosteneva che il vino rivela il pensiero stesso dell'uomo; anche Filocoro, indovino ed esegeta in voga nel 300a.c., credeva che chi si abbandona al vino non solo si scopre - credo intendesse letteralmente - ma da l'occasione agli altri di farsi scoprire. 
No, non quell'Orazio.
A questo punto però, qualcuno potrebbe obiettare che l'eccesso di C2H5OH porta ad un'alterazione psico-fisica e che ogni cosa che ne derivi è, ugualmente, un'alterazione. il buon Erasmo però corre in nostro aiuto e specifica che bisogna distinguere un'ubriachezza sfrenata, falsificatrice della corretta visione della realtà, dalla moderata ebbrezza che elimina la simulazione e l'ipocrisia.
e non ci sono solo over 2000 a sostenerlo, ma abbiamo anche esempi moderni, nel senso umanistico del termine. Baudelaire, ad esempio, sosteneva che "chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere".
a questo punto la riflessione: perchè non eccedere regolarmente? perchè non usare un'ossimorica sbronza moderata come valutazione della propria situazione? non dico che ubriacarsi sia l'unica maniera di conoscere se stessi; è però un modo efficace per rendesi conto di quanto le maschere che indossiamo ogni giorno siano calcate sul nostro volto, quanto ci nascondiamo e quanto invece ci riveliamo. metodo doppiamente efficace poi, perchè come Filocoro prima suggeriva, da anche agli altri una visione di noi alternativa a quella di tutti i giorni.
a meno che voi, ovviamente, non siate degli alcolisti, qui il discorso cambia leggermente. 

ed è proprio alla luce di queste idee che ho deciso di abbandonare i miei studi artistici e dedicarmi alla psicologia, con l'obiettivo ultimo di fondare una mia personale scuola di pensiero psicoanalitico: l'alcoolterapia. 
i pazienti, innanzitutto, non si chiamerebbero affatto così, termine coniato da un anonimo neologista dopo 2 ore di coda dal medico. non saranno pazienti, ma come suggerisce il Dr. Bukowski, compagni di sbronze. Non ci sarà la scomodità di andare ogni volta nello studio del curatore di turno, di quelli foderati di libri non letti e quadri non capiti, che non fanno altro che metter ancor più in soggezione e a disagio. sarà invece proprio il compagno di sbronze a scegliere di volta in volta il luogo d'incontro per la terapia, che potrà essere il divano di casa, piuttosto che il pub preferito o l'enoteca di paese. non sarebbero poi imbarazzanti incontri a due, tête à tête con una persona che non desidera altro che trovare un problema da curare; il compagno di sbronze potrà portare quante più persone vorrà, senza limite di forma o colore, numero e dimensione. chicca delle chicce, l'analista stesso provvederà a riportare il compagno di sbronze a casa, ovviando a quei fastidiosi problemi che nel gergo medico chiamiamo "etilometri". 
il prezzo infine, non seguirà la malata logica del più paghi più crederai che funzioni ma varierà, e potrà andare da una futura sbronza (non moderata) per l'analista a ciò che il compagno di sbronza riterrà il giusto compenso per il lavoro svolto.

Un tipo di terapia a kilometro zero, che valorizza i prodotti della propria terra e sostiene i locali locali, evita il vagabondare di molesti ubriachi e riporta la psicoanalisi nelle mani di coloro che dovrebbero davvero esercitarla. 





Dr. Parsifal Josif Hoffman 
Alcoolterapista - Consulente Filosofico
Orario di Ricevimento: 21.00 - 06.00 
Tel. 338*******







la bottiglia è un biglietto in prima fila per noi stessi.












mercoledì 19 ottobre 2011

Dormi, Liù









Dorme la corriera
dorme la farfalla
dormono le mucche
nella stalla

il cane nel canile
il bimbo nel bimbile
il fuco nel fucile
e nella notte nera
dorme la pula
dentro la pantera

dormono i rappresentanti
nei motel dell'Esso
dormono negli Hilton
i cantanti di successo
dorme il barbone
dentro il vagone
dorme il contino
nel baldacchino
dorme a Betlemme
Gesù bambino
un pò di paglia come cuscino
dorme Pilato
tutto agitato

dorme il bufalo nella savana
e dorme il verme
nella banana
dorme il rondone
nel campanile
russa la seppia
sull'arenile
dorme il maiale
all'Hotel Nazionale
e sull'amaca
sta la lumaca
addormentata

dorme la mamma
dorme il figlio
dorme la lepre
dorme il coniglio
e sotto i camion
nelle autostazioni
dormono stretti
i copertoni

dormono i monti
dormono i mari
dorme quel porco
di Scandellari
che m'ha rubato
la mia Liù
per cui io solo
porcamadonna
non dormo più



Stefano Benni                      







martedì 18 ottobre 2011

discoveries and other dildo's stories



otto giorni di latitanza, come un piccolo letargo in un inverno arrivato prematuro.
poi un improvviso risveglio, una nuova nascita, con una nuova "er pelliccia".
manca solamente l'estintore.

e viene da chiedersi se siamo noi troppo buoni, che al massimo ci spingiamo a immortalare artisti di strada in piccoli paesini friulani o LORO troppo cattivi che incendiano camionette. una via di mezzo?
un lancio di condom (pieni) no?
mmm, forse un pò volgare, sarebbe una doccia fredda.

o calda, se il prodotto è fresco.


e implicherebbe troppe energie, ed ora che è apparso il video di Belen nessuno potrebbe permetterselo.



scoperte della settimana:

  • il porno di Belen, per l'appunto [non ho ancora potuto vederlo, ma un amico lo sta scaricando, ndr.];
  • la manifestazione NoTav di sabato a venire, possibile match BlackBlock VS Police;
  • i progetti futuri di loschi individui nelle mie cerchie (strette) di Google+;
  • la sagoma di un DILDO sulla terrazza di qualcuno [no, non sei tu Manu, non ti hanno ancora scoperto, ndr2];
  • la scoperta che i dildo in questione possono essere anche d'acciaio e oro 18 kt;
  • organizzando feste si può diventare ricchi;
ultimo ma non meno importante la pubblicità che ho fatto con questo post a "er pelliccia", Belen, i NoTav, l'industria del piacere autogestito e Google+.  tua mamma sappiamo tutti che non ne ha bisogno.


martedì 11 ottobre 2011

¡¡¡ Welcome to Tijuana !!!





       






3 metri quadri di carta bianca, parecchio inchiostro nero, un rotolo di scotch biadesivo, taglierino, tagliere, walkie-talkie, una sciarpa, due cuffie, un berretto, uno sgabello, una pistola giocattolo, una bottiglia di noac, una di un rosso non ben definito, un vasetto di nutella, dei biscotti vitasnella, cioccolata alle nocciole novi, noci, disaronno.

così i nostri tre eroi si sono presentati a Noi. Feat Queen B.
la macchina fotografica ce l'abbiamo messa noi.

si fanno chiamare "le tre grazie" e sono tre tizi improvvisati, gruppo eterogeneo al servizio della comunità. circa. certo è che già dal nome ci vanno a genio, oltre a non essere assolutamente rappresentativo. 
l'idea era venuta fuori su di un divano, mentre assecondavamo la nostra passione per la birra di frigo, quella fresca, appena colta. viene fuori che il loro sogno nel cassetto è partire per Tijuana, a loro dire la Mecca di ogni persona che voglia vivere per davvero. e che abbia due palle grandi come la mia mansarda.
non bastano le loro descrizioni da enciclopedia sulla città o manu chao, no, Noi vogliamo di più: dovete convincerci. così cominciano a raccontare. le loro sono storie di quinta mano, lise e sciupate da tanto sono state raccontate, di quelle che hanno come protagonista il cugino della sorella del ragazzo di eccetera.
le nostre preferite.
ci facciamo abbindolare come fessi dalle luci sfavillanti che ci vengono descritte, annusiamo l'immaginaria aria di promiscuità, ci crogioliamo al sole dei nostri nuovi pensieri messicani e ne siamo rapiti, esattamente come i tre vicino a noi.
che palle vivere a parecchie migliaia di miglia di distanza dal paradiso del vizio. e perchè non farselo da noi, home made a chilometro zero? (ci teniamo all'ambiente, Noi). scartate le ipotesi di contrabbandare alcoolici in una casa chiusa con serra per la coltivazione idroponica annessa, rimaneva un'unica possibilità.



come dice il Saggio:
se Maometto non va a Tijuana, Tijuana va da Maometto.





 
 









"e quelle bottiglie a cosa dovrebbero servire?"
"bè, abbiamo un mucchio di tempo da aspettare, no?"
"Io non voglio essere sbronzo se devo scappare dalla municipale..."











ci han fatto saper poi che la polizia deve essere intervenuta davvero. per togliere le scritte. 
quindi grazie, grazie per occuparvi di questo PIUTTOSTO che dei problemi veri.