martedì 27 settembre 2011

chapter: readers' letters







Dare un input. Proporre. Suggerire.
A volte è necessario, sia per chi lancia l'idea, sia per chi la coglie.

Guardando queste pagine, dall'esterno, a me è sorta una domanda:
Cos'è che fa di una fotografia una bella fotografia?
Il soggetto, le luci, l'inquadratura, il loro equilibrio?
Chi scrive, lo ignora.

E se è naturale porre domande e cercare risposte,
la persona più adatta da interpellare è, per antonomasia, il Saggio.
(e perché no, magari anche l'Io)

Quindi.

Guanto alla mano, lancio una sfida:
voglio un progetto che lo racconti, che illustri in una serie di attimi
come gli istanti stessi possano diventare arte.
Pretendo risposte.

Quest'arroganza? Di ciò, si sa già il perché.




Queen B.

Wishlist








la terra si sa, ha questo vizio di girare attorno al sole ad una velocità che le permette di far cadere il mio compleanno sempre in autunno.
pazzesco.


un altro anno è passato e la carta d'identità si fa sempre più vissuta. tre anni fa avevo vent'anni e ne dimostravo venti, due anni fa ne dimostravo venticinque, l'anno scorso ne dimostravo trenta. quest'anno vado per i quaranta. 
nuovamente, si sa che genetliaco significa anche presente, e presente significa prevalentemente tre cose: informarsi, lampo di genio, pagamento. 
l'informazione serve per non regalare allo sventurato la terza copia de "il Signore degli Anelli" (le prime due copie sono arrivate contemporaneamente lo stesso natale ndb); lampo di genio è ciò che fa apprezzare di più un regalo. volete mettere con copri-volante di pelo rosa contro una banale busta con dentro cinquanta euro? infine pagamento è la parte più difficile e solitamente è quella che vi pilota verso un copri-volante in pelo rosa (10€) piuttosto che una busta con dentro cinquanta euro (50,10€. dovete comprare anche la busta). 
quest'anno quindi, ho deciso di venire incontro alle decine di persone che si stanno strappando i capelli da mesi pensando ad un regalo adeguato, pubblicando pubblicamente la mia...



WISHLIST CIUTTAUSENILEVEN


1) una settimana per due persone a Riunione.

2) una maglietta autografata da Bill Cosby (o un giorno a casa sua, come vi viene più facile)

3) un appuntamento con Madeline Zima.
sapete, da bambino ero innamorato di Grace nella Tata e quindi sarebbe il coronamento dei miei sogni infantili e...
no, stronzate, lo farei per Mia in Californication.
senza cazzotto.

4) una Nikon D3X o una Instamatic 50, a scelta. meglio tutt'e due.

5) l'ultimo album di Bugo.

6) il secondo volume di Sin City (quello di Marv ce l'ho già)

7) della schiuma da barba. quella che avevo l'ho finita tutta ieri (però ora ho dei baffetti invidiabilissimi). pelli sensibili, mi raccomando.





ecco, più o meno questi sono i regali che mi piacerebbe ricevere tra qui e natale. magari ne aggiungerò qualcuno, non appena scoprirò di volere dell'altro. la mia sagoma cartonata in scala 1:1 la terrò per il prossimo compleanno.

lunedì 26 settembre 2011

porn debate




spossato dopo una giornata a base di studio. si, par strano ma solo studio, patatine e biscottini Vitasnella con più kcal di un panino con salsiccia e peperonata.
qualche sigaretta di tanto in tanto, di quel tabacco che ha quel sapore in più, di gratis, gusto che con i miei ormai 2 euro e venti centesimi in tasca e un conto corrente in rosso è il miglior sapore che possa desiderare.
e in quattro giorni (mi è stato detto che sono pure tanti, ndr.) dovrò anche ingegnarmi a pensare a un ipotetico regalo di compleanno per IO. 
dopo aver scartato svariate possibilità, che comprendono dildo in gomma e altre forme falliche sarò costretto così a supplicare un aiuto della Musa e di Lady B. che prevedibilmente reindirizzeranno al mittente la mia richiesta. 

perché avrò molte doti (o forse no) ma non so proprio scegliere i regali. nemmeno pensarli, immaginarli.

come non riuscivo a immaginare le posizioni tantriche in cui si cimentavano i vicini della casa dove ho dormito qualche giorno fa. 
ululati e gemiti. gemiti e ululati. e altri vocalizzi inenarrabili. 

e non so immaginare come possa esser possibile fare un dibattito in una delle più prestigiose università al mondo chiedendosi se la pornografia sia positiva o meno.

ospite d'onore: una pornostar pentita.
come se il vescovo B****i presiedesse una riunione delle bestie di satana.
il ché, dopo le sue ultime dichiarazioni, sarebbe LA DECISIONE GIUSTA.

martedì 20 settembre 2011

rediscovered love story

il suo posteriore si muoveva sotto di me. ondeggiava sinuosamente e con movimenti regolari. a destra. a sinistra. avanti e indietro. avanti. indietro. completamente "lubrificata".
curve fantastiche, linea sottile. una di quelle che dopo un'ora ti lasciano lì, stremato. senza fiato e con i muscoli indolenziti, contratti. come di legno.

ma felice, inebriato da quella sensazione a tutto tondo che è capace di sopraffarti.






IO ha scritto un pezzo su una storia finita. io (minuscolo, ndr.) su un amore sbocciato di nuovo.



























e con lei mi sento davvero un campione
















nota bene: a differenza di IO, io non metterò un'immagine sua a figura intera. causa gelosia.

domenica 18 settembre 2011

first view of the same story



sono seduto sulla tazza e mi guardo i lacci delle scarpe. rapido calcolo su quelle che sono le mie finanze. o meglio, rapido calcolo di ciò che RIMANE delle mie finanze; 2,37 euro in "contanti" e una decina di euro a credito. mi sento un pò un ricco banchiere ebreo all'epoca della repubblica della Serenissima, e chiaramente l'espressione non ha alcun tocco antisemita. l'espressione Serenissima.

mi alzo che sono le otto cullato da canti serbo-croati e dolci rumori di martellate. già, gli operai. scendo.
preparo il caffè di rito, il primo dei quindici che mi aiutano a giungere a fine giornata, e che mi aiuteranno a giungere a una morte precoce per arresto cardiaco.
il caffè che mi farà risparmiare 90 cent se bevuto a casa.

ringrazio Jah per aver fatto si che la Musa abbia lasciato un'intera scatola di biscotti artigianali. alla marmellata d'albicocca. non li ha lasciati per me, non perché avrei potuto aver fame appena sveglio, piuttosto perché "troppo brutti" a suo giudizio. ne sgranocchio un paio e definisco i dettagli dell'INCONTRO. si, l'incontro con IO, che ho scoperto essere nella stessa città ove mi trovo io e che non è la nostra.
come dice un detto curdo, "non vieni da nessuna parte fino a che non ti sposi".

è tutto il giorno che rifletto su quale sia il senso di vieni.
tuttavia qualsivoglia interpretazione si attribuisca al verbo "venire" la correttezza del proverbio rimane comunque inoppugnabile. questi curdi ne sanno una più del diavolo.

con queste riflessioni nella mente mi avvio al parchetto, noto luogo di ritrovo per tutte le culture dalmate fiumane e istriane che popolano queste zone. gli italiani mi uccidono, non sanno nemmeno a chi siano intitolate le piazze, cosicché sia indispensabile specificare sotto la targhetta il ruolo rivestito da colui che ha lasciato in eredità il suo nome.

lo incontro, mentre sono immerso in uno stato di estasi completa provocata dalla lettura del libro. o meglio, lui incontra me, io non me ne sono accorto.
caffè al bar ( i 90 cent prima risparmiati vengono così maledettamente scialacquati ) e poi lo convinco a seguirmi nell'impresa. si, riuscire a trovare un lavoro in questo paese è un impresa. e a me serve!
chiacchierando di suore e della possibilità per me di fare lo gigolò (cosa non condivisa da IO quando gli salta in mente che potrebbero esserci non solo LE clienti ma anche I clienti) finiamo per girare in tondo almeno per un'ora, con un solo curriculum depositato. gli concedo il congedo. magari la sua donna lo sgrida, oggi portava i pantaloni.
non prima di una sigaretta, che io fumo e lui desidera. ma non me lo dice.

ripenso alla f*********i, dove non hanno voluto il mio curriculum ma se vedessero come scrivo bene non finirei dietro il bancone, finirei in vetrina.

così per ora devo accontentarmi della mia auto-pubblicità. e di amici in kilt in centro città.

giovedì 15 settembre 2011

funny story of a miracle



Come intontito dopo giorni di silenzio.
Come assopito nella mia nicchia ecologica riprendo a buttare giù qualche riga, sempre più convinto che la vita possa  riservare qualche piacevole sorpresa.
Sarà il tramonto di cui ho goduto ieri sera, saranno forse gli abbracci che mi hanno avvolto questa notte?
o sarà il miracolo di aver perso il telefonino in una città che mi è in gran parte sconosciuta e di averlo recuperato in un bar "da fighetti" a meno di ventiquattro ore di distanza?
Tutto è cominciato ieri.

Scendo dal treno incredibilmente contento; la temperatura è gradevole e nonostante siano le sei del pomeriggio farò un bagno al mare nel giro di un'ora al massimo. Accendo l'mp3 per farmi cullare durante la passeggiata da musica ucraina e scopro che ha tre tacche di batteria su tre! ringrazio mentalmente una qualche entità superiore che permette che cose così gradevoli ci capitino ma non faccio in tempo a finire con i ringraziamenti che scopro nel supermarket della stazione 3x0,33l di Moretti all'incredibile prezzo di 1,40 euro. se IO ha ragione e il karma esiste il minimo che mi possa capitare è venire investito da un auto di suore guidata da un mendicante cieco. non assicurata.
Non è così e quindi, pimpante, mi avvio lungo la pista pedonale.

Qualche passo, guardandomi attorno, sempre più fiero di essere un instancabile podista, cosa che mi permette di risparmiare un CAPITALE di biglietti per i mezzi pubblici e mi rendo conto che la batteria del telefono sta per esaurirsi. Ritengo così opportuno avvisare la donzella alias phantom S che mi trova sul lungomare quando finirà con i suoi impegni.

il resto è normale amministrazione, cambio d'abito, tuffo in mare, fase di asciugatura, birra, sigaretta, qualche pagina del caro Dostoevskij, altro bagno, altra birra e altra sigaretta. Raggruppo le mie cose, carico lo zaino e decido di scrivere alla musa con i 23 secondi di autonomia residua che il telefono mi concederà.

Un attimo.

il telefono?

frugo nello zaino. non c'è. frugo nelle tasche. nemmeno. frugo nel cervello ricostruendo il mio percorso. lasciamo stare.
IL KARMA. pace, ho una scheda telefonica, farò una chiamata a lady B, il suo numero ce l'ho! gli attimi che intercorrono tra l'inserimento della scheda telefonica nell'apposito vano e il momento in cui viene visualizzato il credito sul display vi assicuro che sono eterni. la scheda è scaduta. vabbè, metto una moneta da 50 cent, l'ultima moneta che mi è rimasta. compongo il numero e dopo qualche squillo dall'altro capo una voce:

pronto? pronto? pronto??

CAZZO, l'unico apparecchio non funzionante ho trovato?!?
intanto gli scatti salgono, così che i cent rimasti sono 30. sconforto e qualche imprecazione. tuttavia ricordo che in quelle cabine sono concepiti pure gli sms! ed ecco fatto. serata confortante, il telefono l'ho riavuto in mattinata. cosa ci può essere di meglio?!?

l'operaio del cantiere accanto con mezzo metro di dito nel naso o un'aula studio che sa di sudore ai primi di settembre



(preciso che la foto ideale era quella dell'operaio ma mi ha scoperto mentre tentavo di scattarla)

giovedì 8 settembre 2011

Freewheel Love Story












gli anni novanta ci guardano dall'alto. 







quando qualcosa finisce, non si sa mai da dove cominciare a raccontare. e più la storia è stata importante, più si vorrebbe dire tutto contemporaneamente. o non dire nulla.
opterò per entrambe.
Lei è stata la mia prima amante. capricciosa, passionale, leggera e rumorosa. molto rumorosa. 
ci siamo infangati la prima volta che siamo andati nei campi (ci sono persone con i pantaloni ancora sporchi), ha incontrato un blocco di cemento all'inizio della nostra prima estate, pochi minuti ancora mi avrebbero dato la patente rally ad honorem. un vaso gigantesco è comparso facendo retromarcia: irene sostiene che era sempre stato li, secondo me no. il manicotto del serbatoio era bucato e quando prendevi le curve troppo velocemente, nell'abitacolo si spandeva un gradevole odore di carburante; il riscaldamento non ha funzionato tutto un inverno e si è bloccato su "caldo a manetta" tutta la primavera successiva. l'antenna della radio - quale radio? - sbatteva continuamente sul tettuccio apribile, fonte di meraviglia continua per i passeggeri. il tettuccio, non il rumore infernale. frenava quanto bastava per non morire, si spegneva in corsa e finiva la benzina sul più bello (quando accompagni la nonna e la prozia a ritirare la pensione in posta ndr). la spia della riserva rotta, la lancetta del serbatoio bloccata, l'orologio sbagliato, il clacson morto (vedi incontro con blocco di cemento).
fango.
ammaccature.
sassi presi a notevoli velocità.
l'aria da tirare d'inverno.
la chiusura centralizzata-a-volte.
gli alzacristalli elettrici.





tra poche ore sarai un cubo, il tuo cuore scoppiettante smetterà di girare.
avevi 157352km. 







R.I.P.
Peugeot 205 color line
1992 - 2011 









adieu mon amour.

lunedì 5 settembre 2011

To Be A Lord











trieste. sveglia incredibilmente mattutina, colazione con i muffin cucinati secondo la ricetta "l'abito non fa il monaco" (del giorno prima) e attesa di due ore abbondanti davanti un edificio grigio e spazioso. 
no, non è l'abito del monaco ad essere del giorno prima. 
aspetto che l'esaminanda varchi la soglia e poi mi giro: ho davanti a me ho tre ore, una città e quattro euro in tasca, non miei.
monaco finto peraltro.
comincerò dal caffè, e perchè no, farò il gran signore. mi avvio placido e tranquillo verso C****a, una zona tranquilla e affascinante (e l'unica che sapevo raggiungere a colpo sicuro) vicino alle rive. con le mani in tasca, osservo le persone che passano, poi sposto lo sguardo alle architetture dei palazzi che mi circondano, ritorno alle persone. svolto l'angolo ed entro in un'edicola. per fare il gran signore. cosa acquistare? quale testata giornalistica sfoggiare durante la mia mattinata? una volta, Boris Lametta disse che "pesante è affidabile. se non spara, tu puoi sempre usare per colpire". mi faccio affascinare da questa perla di saggezza russa dal sapore kgb e mi decido per il corriere.
"buongiorno. mi fa quattro etti di Corriere della sera, grazie."
"ho fatto anche l'inserto economia, lascio?"
"lasci pure, ho parenti a pranzo, non va mai male."
"sono 1,20€" dice mentre mi protende le mie 86 pagine. però, gran rapporto quantità/prezzo.
faccio sette passi oltre l'edicola e mi ritrovo seduto ad un tavolino di un bar. non mi affascina più di tanto, ma è asciutto e riparato. così adagiato, apro il giornale con gesti teatrali da attore consumato quale non sono, facendo bene attenzione ad attirare l'attenzione di tutti col tipico suono che fa la carta stampata appena aperta. meraviglioso. proprio in quella si presenta la cameriera e ordino un decaffeinato macchiato. preciso, particolare, elegante. da signore.
mi butto a capofitto nella lettura: inizio da Alberoni, con faccia critica, e faccio in tempo a leggere anche Giannelli, prima che arrivi il caffè. bello, raffinato, illy. 
spiego bene il giornale sulle gambe e mi appresto a leggere un articolo sul ritorno in patria da eroe di DSK (che credevo fosse il nuovo modello della mercedes), mentre contemporaneamente zucchero il caffè. 
guardo il giornale, poi il caffè. poi il giornale. poi il tavolino troppo lontano per sorseggiare il caffè e leggere il giornale allo stesso tempo. "vabbè, lo terrò in mano mentre leggo questo interessantissimo articolo". sto per prendere in mano la tazzina quando mi sovviene che in quel momento ero un gran signore, e quindi come esimermi dal prendere il piattino tra l'indice e il pollice e mescolare con aristocratica precisione la bevanda scura. 
dopo qualche secondo lo zucchero sembra essersi ragionevolmente sciolto e mi appresto a portare il cucchiaino alla bocca, per saggiarne il gusto. le mie labbra non fanno in tempo a scottarsi che sulla mia unica e bianca maglietta si materializza una macchia di caffè delle dimensioni della Groenlandia. 
bianca. nessun altro ricambio.
due ore e quarantanove minuti in centro a T*****e, con il faro di alessandria formato miscela arabica sulla maglietta, a monito della presenza di un idiota.
giusto.
karma rulez.























sabato 3 settembre 2011

ilsaggioworld

"alla Musa"


rientro, mio malgrado, rasserenato però dalla sua promessa; stasera la rivedrò. nemmeno le poltrone della prima classe sono poi così comode. non era comoda la dimora che mi ha ospitato stanotte. non lo era stato nemmeno il viaggio di ieri, per raggiungerla. e nemmeno l'angusto spazio sottostante il lavandino lo era, mentre, distesi schiena a terra, finivamo di fissare la rubinetteria del bagno.

poi giunge, tutta in bianco, come si addice alla più ligia delle infermiere (e dei gelatai). per ora infermiera, poi un domani chissà, magari medico magari astronauta.
tuttavia non c'è tempo per i convenevoli, se non vogliamo dormire abbracciati al pavimento (mancando un ponte e una buona dose di topi non lo posso fare, ndr.) dobbiamo finire di montare il letto. Detto e fatto, a mezzanotte abbiamo finito. reti e materasso compresi.
molte viti sono avanzate, alcune mancavano.
Ikea rulez.

decidiamo quindi che si deve uscire a bere qualcosa, dopo la doccia. GELIDA! manca l'acqua calda, così ci liberiamo dalla fatica di una intera, intensa, giornata; tempo di asciugarmi, celere, se non voglio finire in pronto soccorso, e con un bacio LEI mi dice che prima devo aprire i regali. Detto fatto. tanto che è riuscita a lasciarmi senza parole.
E mi chiedo perchè tutti li sanno fare i regali, li sanno scegliere e sanno azzeccarci. Ma io no.

Non usciamo, il letto lego che abbiamo appena composto è meglio di qualsiasi drink. come la compagnia è di gran lunga migliore di qualsiasi buontempone che si possa trovare in giro.
T. R. compreso, e non se ne abbia a male.

Ringrazio.

Parabola ascendente di una giornata iniziata bene e finita meglio-tendente-a-infinito, con speciale dedica alla “Musa”, che in un modo o nell'altro riesce sempre a darmi nuove idee e a farmi bene.

venerdì 2 settembre 2011

it is dangerous to lean out



ma alle volte è indispensabile.




arrivo al binario puntuale, tendente al ritardo. la colpa è di lady B, rimasta con la mente a un vecchio retaggio culturale, dove il concetto di tempo sfugge dalla quotidianità. arrivo giusto in tempo per l'arrivo del treno, che scorre sul binario con la lentezza di un bruco. ma più sporco, visto da fuori. poi una volta saliti ci si rende conto che è davvero sporco anche dentro. tornando alla similitudine del bruco è l'interno sembra l'intestino del bruco, nella sua parte terminale, in prossimità del retto.

avevo timidamente osato pure sperare si trattasse di un Minuetto. che, nonostante il nome da merendina, è uno dei fantomatici treni “moderni”; più corti, più tecnologici, dal design più accattivante. si guastano con maggiore frequenza rispetto ai vecchi. E sono sporchi uguale.
invece devo rinunciare a quel miracolo del ventunesimo secolo rappresentato dai tre fori sotto il cestino; la presa di corrente non c'è, devo accontentarmi delle sei celle della batteria al litio del netbook. pur sempre un miracolo. un miracolo che io abbia lasciato la batteria carica.
lo sporco passa in secondo piano. mi distraggo guardandomi attorno.

E dopo aver visto il colore dei piedi del personaggio fiabesco che mi sta di fronte mi chiedo se sia preferibile ritornare con la mente alla sporcizia del treno.
È uno hobbit. solo un po' meno peloso, ma sporco uguale. uguale all'ambiente che lo circonda.

sposto lo sguardo alla mia sinistra, verso Mr Lentiggine, un rosso in camicia azzurra (ottimo contrasto di colore, ndr.) che ascolta musica da un paio di cuffie della dimensione di un hangar.
tuttavia penso sia invidioso della MIA di camicia, residuo di una divisa delle ferrovie dello Stato di vent'anni fa. quando funzionavano, loro e pure lo Stato.

attraverso il piccolo varco tra il sedile dello Hobbit e il quello che gli sta a fianco però riesco a intravedere un'anziana signora. una di quelle che paiono resuscitate dai fasti ottocenteschi, una di classe. che sa cos'è il Bon Ton. di certo è una visione preferibile alle precedenti.


fino a quando non si gratta l'ascella dall'interno dell'abito, guardandosi attorno temendo di essere osservata. temendo giusto.
vabbè, il viaggio poteva andare peggio. magari poteva non funzionare l'aria climatizzata. che infatti non funziona. oppure il treno poteva essere in ritardo.

apprendo ora dalla voce metallica che lo è.

mia considerazione: “strano”

continuando ancora a chiedermi perchè io NON (AB)USI di droghe prima di spostarmi.



dato che domani compio gli anni un viaggio NORMALE come regalo era eccessivo

she say: laugh it up






e tutto il resto è SUPERFLUO

giovedì 1 settembre 2011

Vendor of Wisdom (not in glass)












bar.
ci sono persone che ad un certo punto della loro vita entrano in crisi. andropausa? menopausa? piùpausa? di qualunque pausa si tratti, è qualcosa che le fa sbarellare, che mina la base della loro routine, delle loro abitudini, della vita come se la sono costruita. *canticchiando Bugo* come fare per superarla? nulla di più semplice. basta fare un viaggio di purificazione in qualche regione asiatica esotica ed affascinante, convertirsi alle più esotiche ed affascinanti religioni orientali e tornare a casa mangiano solo macrobiotico. perfetto, tutto sistemato. e questo per cercare una saggezza esotica ed affascinante che gli permetta di vedere la luce e trovare la serenità con se stessi e badilate di altre parole lette velocemente dal bignami sul buddismo. con l'acca. loro non sanno che tutta la saggezza di cui hanno bisogno, sempre con l'acca, vive a non più di cinquecento metri da casa loro, in linea d'aria. i greci avevano i filosofi e le accademie, i buddisti hanno i monaci e i templi, noi abbiamo i personaggi e i bar. e non parlo di bar = alcool come meta della ricerca della saggezza, perchè sfatiamo il mito: la saggezza non sta in fondo al bicchiere, ma sta in fondo alla persona con cui si svuota il bicchiere. in fondo al bicchiere ci sono solo un paio di gocce, tante paranoie e forse della cirrosi. l'alcool non è altro che la scorciatoia per la sapienza, una torcia che ci aiuta a esplorale le altrimenti buie pieghe dell'anima. sempre che ne abbiate una. curatevi della persona che appoggia il gomito accanto al vostro e prendete appunti. non importa, nel male o nel bene, vi alzerete da quella sedia con nuove idee. e sappiate che nuove idee sono l'aria che dovreste anelare. 

breve, banale, conciso.



naturalmente, tutto questo lo potreste fare senza recarvi necessariamente in tibet o in un bar, ma dato che mio padre ne ha uno, continuate a spendere in sostanze psicoattive legali. 
ne ha uno di bar, non di tibet.